L'importanza delle regole

l'importanza delle regole


La felicità e lo sviluppo del bambino dipendono in gran parte dall'educazione, che riceve fin dai primissimi anni di vita. La famiglia ha sicuramente il ruolo principale e l'importante è riuscire a raggiungere e mantenere una forma di autorevolezza, senza che questa diventi sinonimo di controllo o di abuso del potere.

 Da un lato è osservabile da tutti che i bambini di oggi non temono più i genitori e questo per molti motivi: sono più intelligenti e pronti, più precoci nello sviluppo psicologico e si lasciano manipolare sempre meno attraverso le emozioni. Dall'altro lato si vede che i bambini, nelle nostre famiglie ristrette, ricevono molta attenzione. Capiscono in fretta che i genitori, che lavorano molte ore, una volta a casa , tendono a voler compensare la loro assenza. Se il figlio è abituato a ricevere molta attenzione e se il genitore non sa dire no,  di fronte a certe sue richieste, il bambino scoprirà ben presto di essere, a modo suo, il re e il padrone della casa.

Capita spesso che i genitori esprimano una loro paura nell'essere troppo severi o una sorta di senso di colpa nell'essere autorevoli.  La rispettabilità non si impone mai, altrimenti i bambini non ci rispetteranno, bensì avranno solo paura delle punizioni.

E' importante ricordare, però, che i bambini hanno un bisogno vitale di conoscere i loro limiti e questo può avvenire solo se sono i genitori a darglieli con una certa fermezza. Quando scoprono una mancanza di fermezza nei genitori, i bambini cercano di sfruttare questa falla.  Il bambino che ha vinto una volta, ricomincerà. Se invece ha interiorizzato la regola, non riproverà più.

È importante ricordare che non si conquista l'amore dei figli con la permissività. È un'illusione pensare che se lasciamo loro una libertà incondizionata loro ci ameranno di più e saranno più felici.

 

QUANDO IL NO VIENE UTILIZZATO BENE:

l  è uno strumento essenziale per consentire l'esercizio di un'autorevolezza che non sia abusante, ma efficace, che opera non attraverso il timore, ma attraverso il rispetto

l  è necessario perché i bambini possano scoprire di avere un ruolo da svolgere, in casa come altrove

l      aiuta a costruire un rapporto genitore-bambino corretto, all'interno del quale nessuno risulta perdente

l    permette chiaramente di conoscere ai bambini i nostri limiti per meglio rispettarli

l    fa scoprire ai bambini il valore di quello che i genitori fanno per loro, affinché possano apprezzarlo di più

l       insegna il valore del sì

l        permette una migliore espressione dell'amore

l        forgia nei bambini un carattere sano

l     serve a rinforzare i buoni comportamenti e una disciplina sana, per la felicità di tutta la famiglia.

 

È importante dire NO, ma è fondamentale SAPER DIRE DI NO.
Le  spiegazioni sono essenziali: giustificano i nostri interventi e istruiscono il bambino.  Il no assume così un significato credibile e accettabile, invece di essere percepito solo come una restrizione ingiusta, imposta dai genitori senza motivo apparente. Le spiegazioni aiutano il bambino nel suo sviluppo, perché gli permettono di seguire il nostro ragionamento per riflettere veramente e trarne delle lezioni. Fanno sviluppare una migliore visione delle conseguenze, che la trasgressione della regola comporta.

 

Se esercitiamo l'autorità senza dare spiegazioni possiamo incorrere in alcuni problemi:

l  il bambino rischia di non capire le ragioni per le quali dovrebbe obbedire

l   il bambino può essere tentato di trasgredire le nostre proibizioni durante la nostra assenza

l il bambino rischia di accumulare inutilmente delle sensazioni di frustrazione, di rifiuto e di mediocrità

l     il bambino può ribellarsi nei confronti dell'autorità

l  il bambino rischia di essere limitato sul piano della sua emancipazione personale e del suo sviluppo intellettuale

l   il bambino rischia di acquisire un cattivo modello di comunicazione

l   il bambino può a sua volta dire no senza giustificarsi

 

Le spiegazioni non possono tuttavia risolvere tutto. Spiegare non basta sempre, a volte bisogna anche agire, ad esempio allontanando il figlio da un luogo proibito. 

 

Un errore che possono fare i neo genitori è pensare che il loro figlio sia troppo piccolo per capire. Spesso capisce molto di più di quanto possa sembrare, anche se ha meno di due anni. Prima ancora di poter controllare un minimo di parole pratiche, i bambini hanno già afferrato una moltitudine di idee. In effetti a due anni hanno già analizzato e fatto propri gran parte dei messaggi che comunichiamo loro. Spesso capiscono abbastanza bene quello che chiediamo loro, purché i messaggi siano semplici e brevi. Se fanno “orecchie da mercante” e non obbediscono è spesso per altri motivi che non hanno niente a che fare con la loro capacità di capire ciò che chiediamo loro.

Forniamo loro delle spiegazioni semplici, in un linguaggio che possano comprendere, o che almeno possano imparare in un breve lasso di tempo. In questo modo, anche se non afferrano immediatamente e completamente il senso, i nostri discorsi saranno comunque molto utili per il loro apprendimento.

Inoltre più i piccoli hanno contatti con degli adulti capaci di articolare in modo chiaro i loro pensieri, meglio è per loro e per il loro apprendimento.

I due anni sono il periodo in cui compaiono i primi “no”, sia come modalità di imporre la loro volontà, sia per significare la loro differenziazione dall'altro, principalmente dalla madre, di cui hanno sicuramente ancora bisogno, ma da cui sentono anche che devono separarsi per sviluppare la propria individualità. Spesso a due anni i bambini sono dei piccoli provocatori, che mettono in difficoltà i genitori soprattutto nei luoghi pubblici, perché sanno che le loro crisi hanno più effetto. Spesso scelgono dei gesti di grande teatralità (come gettarsi in mezzo alla strada, rotolarsi per terra...) in questi casi bisogna intervenire d'urgenza e d'autorevolezza.

 

È preferibile esercitare sempre l'autorevolezza utilizzando la dolcezza, anche se bisogna saper agire con fermezza. Le spiegazioni giocano un ruolo fondamentale nell'educazione dei bambini, ma  gli interventi diretti come il tocco, lo sguardo, o un breve divieto verbale risultano più efficaci con i bambini più piccoli.

 

In generale:

l  la spiegazione deve essere data utilizzando un linguaggio che il bambino possa comprendere

l  deve essere chiara e diretta, senza giri di parole

l  deve trattare di fatti e di gesti, senza esagerazioni e senza supposizioni infondate

l  deve far capire al bambino i vantaggi che otterrebbe  obbedendo a quel divieto

l  deve essere incentrata sulle azioni che il bambino compie e sulle loro conseguenze

l  deve valere per tutti coloro che vivono quella stessa situazione

l  non deve esprimere unicamente un problema emotivo vissuto da una persona diversa dal bambino

l  non deve essere fondata unicamente su dei principi morali tradizionali

l  non deve essere giustificata soltanto dalle abitudini del passato

l  non deve essere in contraddizioni con una precedentemente data

l  non deve far sentire in colpa il bambino

 

           Gli eccessi educativi possono proiettare sul bambino un'immagine negativa di se stesso e di costruire così la figura del bambino “disastro”, inducendolo a comportarsi così, da bambino cattivo, che può fare solo cose sbagliate. 

 

 

COME DIRE DI NO ED ESSERE CONVINCENTI:

E' importante tenere presente che non serve a nulla parlare al bambino quando non abbiamo la sua attenzione. L'ideale è aspettare che sia passata la burrasca: in una situazione di conflitto il bambino non è disposto ad ascoltarci.

Ricordiamoci inoltre che l'esempio è il miglior modo per far capire al bambino ciò che è giusto fare. Avrebbe poco senso chiedere a lui di non fare delle cose, che poi vede fare dal genitore.

Perché obbedisca, il bambino deve poter esprimere le proprie idee liberamente, se proibiamo ad un bambino di comunicare in libertà, lui non cambierà le sue opinioni ed inoltre perderemo la sua fiducia.

Rimproveri, punizioni e la morale sono i tre approcci che vengono utilizzati più spesso per far sentire in colpa il bambino. Questo è sbagliato ed il discorso dei genitori deve far sentire in colpa il meno possibile il bambino, come deve essere il meno minaccioso possibile. 

Altro suggerimento è di non arrivare a sfidare il bambino, cerchiamo di non insistere troppo sulla proibizione, perché il fatto di insistere , oltre che creare una situazione tesa, provoca molto spesso una sfida che il bambino spesso accetterà. La fermezza deve rimanere, ma senza sfida.

Bisogna evitare di discutere più problemi contemporaneamente, questo per una questione di efficacia.

 

 

È naturale che nella coppia ci siano a volte dei pareri diversi in fatto di educazione. L'importante è cercare di trovare un accordo e cercare di seguire una linea educativa comune, in modo che il bambino possa seguire delle regole generali, condivise da entrambi i genitori. Naturalmente ciascuno avrà un modo diverso di comportarsi, quando il bambino trasgredisce, secondo il tipo di carattere, ma di fondo non ci saranno grosse differenze nel giudicare quando è necessario punirlo o quando no.


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